Camel Trophy
Dal 1980 al 2000 si svolse quella che unanimamente venne riconosciuta come “l’ultima grande avventura”.
Ogni anno un obiettivo diverso, scelto tra tutti i luoghi del pianeta considerati ancora selvaggi ed inospitali.
Un libro di avventure in fuoristrada lungo 20 anni che ha coinvolto anche la nostra associazione.
Quanto segue è il resoconto che all’epoca venne scritto da un nostro socio.
SELEZIONI ITALIANE CAMEL TROPHY 1983 ZAIRE
Ci riferiamo alla selezione nazionale dei partecipanti al Camel Trophy ’83 svoltasi l’8 e il 9 gennaio. Per i non addetti ai lavori è bene specificare che questa manifestazione pur non essendo di massa, bensì altamente selettiva, è quella che forse è maggiormente seguita nello strano mondo dei fuoristradisti.
L’avventura inizia con l’invio, agli organizzatori, di una cartolina-scheda con la richiesta di partecipazione; le oltre 12.000 domande (quelle italiane) pervenute al “The Promotion Centre” incaricato della selezione dalla “Reynolds Tobacco” e dalla “Britisch Leyland” promotori e sponsor dell’iniziativa, sono state setacciate fino a portare a 16 il numero di candidati.
Quest’anno l’organizzazione del Camel Trophy ha richiesto l’appoggio ufficiale della Federazione Italiana Fuoristrada e la federazione ha designato la nostra associazione quale organizzatrice del percorso.
I nostri 16 personaggi si sono trovati immersi (e affondati) in un favoloso percorso ricavato nella golena della Rocca di Stellata, in un marmittone di vin brulè come la stagione richiedeva e circondati da tanta simpatia e disponibilità a liberarli dalla morsa del fango.
Di questi 16 finalisti ne sono stati selezionati solo 4 e, fra questi, anche il nostro socio e consigliere Gian Pietro Guidetti, veterano di raids e spedizioni in terra africana.
I “magnifici 4” sono stati poi spediti in Inghilterra, dove, sulla pista di Birmingham, hanno seguito un periodo di addestramento su veicoli Land Rover 88 (quelli che saranno usati nella spedizione vera e propria) e sottoposti ad una ulteriore selezione. Purtroppo il nostro Guidetti è stato escluso e tenuto di riserva.
I due selezionati rappresenteranno l’Italia nella prova che avrà luogo in Zaire e che consisterà nel percorrere circa 1.000 faticosissime miglia nella foresta tropicale assieme ad altri sei equipaggi stranieri.
Le fatiche dei nostri soci che si sono prodigati nella preparazione del percorso e nell’assistenza tecnica durante le prove, sono state ripagate dalla grossa soddisfazione di avere ospitato a Ferrara una manifestazione di così rilevante portata, seguita da 40 giornalisti presenti per conto delle principali riviste specializzate, di quotidiani, della RAI e di varie TV private.
Oggi 25 maggio 2010
Sapevo di questo evento che aveva coinvolto l’Associazione Fuoristrada Ferrarese ma non ne conoscevo i dettagli. L’idea di aggiungere sul nuovo sito la storia della nostra associazione mi ha spinto a rintracciare vecchi documenti, foto ed a fare domande ad alcuni di quei soci che hanno fatto la storia della A.F.F.
Leggere nell’articolo precedente il nome di Guidetti (per noi Africa), mi ha spinto a telefonargli subito, per avere qualche informazione in più:
Malaspo. Non sapevo che avessi fatto anche tu la selezione per il Camel Trophy. Come è stata?
Africa. Bella, molto bella. Fu un momento importante per la nostra associazione ed un’occasione per me di tentare il ritorno, ancora una volta, nel continente africano.
Malaspo. Come venne scelta la Associazione Fuoristrada Ferrarese?
Africa. Eravamo in grado di garantire l’organizzazione di una pista con caratteristiche di forte presenza di fango ed assistenza durante le selezioni.
Malaspo. Come sei riuscito ad arrivare alla finale?
Africa. Dopo essermi iscritto alle selezioni mi arrivò una telefonata a sorpresa in lingua inglese. Era il primo gradino da superare. Dovevi essere in grado di sostenere una conversazione in inglese senza tentennamenti. Per me fu facile. Poi seguirono colloqui con psicologi e quando vennero a fare le selezioni qui da noi, a Ferrara oltre alle prove di guida in fuoristrada, ci valutarono per la preparazione atletica, la capacità di adattamento a situazioni di stress e stanchezza fisica, inclinazione a lavorare in gruppo anche con quelli che sulla carta erano i nostri avversari. Bisognava essere capaci di riparare un motore e gli organi meccanici dei veicoli, conoscere la cartografia e sapersi orientare. In quegli anni non c’era il GPS ma bussola e sestante. In ultimo bisognava essere buoni conoscitori della Land Rover sia come storia che come mezzi.
Malaspo. Fu un evento per Ferrara?
Africa. Pensa che arrivarono veramente in tanti. Quelli della Camel più i giudici e gli istruttori della Land Rover. Affittarono tutto l’Hotel De La Ville, quello del piazzale della stazione ferroviaria.
Malaspo. Che tipo di veicoli vi fecero usare?
Africa. A Ferrara la Land Rover arrivò con gli 88 serie III a gasolio mentre in Inghilterra i 109 con la guida a destra.
Malaspo. Come andò a Birmingham?
Africa. In realtà eravamo a Eastnor Castle poco distanti da Birmingham, all’interno di una splendida e classica tenuta inglese in cui venivano allevati i cervi. L’organizzazione fu impeccabile. Rimanemmo li per circa dieci giorni in cui ci allenammo insieme, seguiti dagli istruttori inglesi e poi ci furono le selezioni. Dei quattro italiani due vennero scelti mentre io ed un altro fummo tenuti come riserve.
Malaspo. Chi erano i tuoi compagni di avventura?
Africa. Quello che venne messo di riserva con me, non ricordo come si chiamava. Nella vita faceva il sommozzatore. Anni dopo lo incontrai a Gradisca. Io ero li per partecipare al famoso raduno, lui si era specializzato come giornalista per riviste che trattavano di fuoristrada ed era a Gradisca in veste ufficiale.
Gli altri due che, invece, vennero selezionati erano Paolo Contegiacomo e Aurelio Girelli.
Aurelio era di Ravenna e lavorava come importatore di serpenti. Erano tre ragazzi simpatici.
Malaspo. Ma furono più bravi di te?
Africa. No, eravamo tutti molto preparati e quando fu il momento di fare una scelta, io restai fuori. Prima di tornare in Italia, la Camel mi chiese di fare da istruttore per i due concorrenti italiani ed io accettai. Per due mesi venni stipendiato dalla Camel come istruttore. La nostra palestra fu l’appennino Tosco-Emiliano. Alla fine di questa esperienza, L’organizzazione del Camel Trophy mi chiese di lavorare con loro ma, all’epoca mi sembrava una cosa aleatoria e non una vera scelta lavorativa. Io poi ero già contento del mio lavoro da ricercatore e non mi sono pentito per non aver accettato.
Malaspo. I due componenti dell’equipaggio avevano compiti specifici tipo navigatore e pilota?
Africa. No, tutti e due dovevano essere perfettamente autosufficienti e quindi capaci di guidare in tutte le situazioni, saper utilizzare una binda e qualsiasi altra cosa.
Malaspo. Come andò a finire l’avventura per l’equipaggio italiano?
Africa. Furono sfortunati. Il loro veicolo andò a fuoco e non riuscirono a concludere la gara.
Malaspo. Grazie Africa. Ancora una domanda. Da quanti anni hai la passione per il fuoristrada?
Africa. Ho acquistato la mia prima Land Rover nel 1973 e da 35 anni vado in Africa. In realtà la mia vera passione non è mai stata il fuoristrada ma poter girare in lungo e in largo il meraviglioso continente africano ed i veicoli a quattro ruote motrici sono stati i fedeli compagni dei miei viaggi.
ciao, mi sto interessando a notizie sulle selezioni italiane del Camel Trophy. Ho saputo e adesso letto dell’evento che venne organizzato da voi per il camel 83. Io gestisco con un altro amico la pagina FB Camel Trophy Italia e mi piacerebbe pubblicare foto e notizie delle nostre selezioni e dei vari personaggi. Mi potete per favore contattare??
Grazie , cordiali saluti 3332340145