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malaspoAmministratore del forum
In linea di massima, abbiamo fissato la data per riprendere il mare.
Dovremmo ritornare a Vieste il 17 o il 18 di marzo. Non è ancora ben chiaro in quanti saremo. Sicuramente Enrico ed io. Spero che riesca a venire anche Alessio. Sarebbe bello riformare il Dream team. Inoltre molte delle persone che hanno seguito il nostro diario, hanno paventato l’idea di unirsi a noi.
Vedremo. La decisione spetta al Comandante e poi come al solito, tra il dire ed il fare…A febbraio, prima di lasciare Vieste, abbiamo conosciuto una coppia di pensionati olandesi che hanno battezzato come casa un motorsailer con lo scafo in acciaio e dalle linee antiche.[attachment=2:2s0he0ev]1olandesi.jpg[/attachment:2s0he0ev]
Per me è un’imbarcazione a vela bellissima, dall’aria rubusta con quel tanto di design retrò che a me affasciana. Una lunghezza al galleggiamento di 42 piedi ed un baglio massimo importante. Un albero vero con una superfice velica abbondante. Sicuramente lenta, ma con un buon passo sull’onda. Mi sarebbe piaciuto vedere l’opera viva fuori dall’acqua e sapere chi è/era il costruttore, ma preso dall’euforia del momento, non ho chiesto. Spero di ritrovarli ancora a Vieste per poterglielo chiedere.
I due pensionati, da 12 anni, vivono in barca.
Hanno lasciato l’Olanda ed attraversato l’Atlantico raggiungendo i Caraibi. Dopo averli visitati in lungo ed in largo, si sono diretti a Nord visitando, prima, la costa orientale degli Stati Uniti, poi quella del Canada. In seguito sono rientrati in Europa navigando nel Mare del Nord e poi, superato lo stretto di Gibilterra, sono entrati nel Mare Nostrum.
In Mediterraneo hanno visitato tutte le nazioni che vi si affacciano ed ora sono in quel di Vieste.[attachment=1:2s0he0ev]2olandesi.jpg[/attachment:2s0he0ev]
Sono giunti alla fine del loro viaggio. Stanno rientrando verso casa.
Ovviamente, con molta calma, senza fretta. Il loro rientro in Olanda è previsto fra 2 o 3 anni. Fantastico!!!
Che invidia pazzesca. Che scelta di vita fantastica.
Chissà cosa faranno una volta rientrati. Non credo che riusciranno ad adattarsi ad una vita sulla terra ferma. Per me continueranno a vivere sulla loro imbarcazione, magari sopstandosi tra un porticciolo e l’altro. Di quelli che vidi anni fa in un viaggio che feci in Olanda. Piccoli paesini di pescatori, sulle lagune interne al territorio olandese, con gli Aironi Cenerini appollaiati sulle crocette degli alberi delle imbarcazioni a vela. Il tramonto che colora le facciate delle piccole case vicino al pontile. Berretti di lana e pesanti giubbotti di panno. Volti bruciati dal sole e rughe come righe di testo di un romanzo di Ernest Hemingway.
Sì, vabbè. Mi son fatto un gran viaggio mentale, ma come disse lo scorpione alla rana:
“Mi dispiace, ma non ci posso fare niente. E’ nella mia natura.”[attachment=0:2s0he0ev]3olandesi.jpg[/attachment:2s0he0ev]6 Marzo 2013 alle 9:06 in risposta a: 24 marzo-ORIENTAMENTO–NUOVA DATA Domenica 7 Aprile 2013 #21011malaspoAmministratore del forumNo Andrea, mi dispiace. non devi andare a Nord, ma ad Est.
ORIENTAMENTO: l’atto di orientare o di orientarsi (letteralmente, volgersi verso l’Oriente, cioè stabilire la giusta direzione o posizione).
🙂
L’altro giorno speravamo di concludere il percorso con un’unica perlustrazione, ma così non è stato.
Abbiamo riscontrato picooli errori nelle note in nostro possesso ed abbiamo trovato ostacoli insormontabili che ci hanno costretto a ricercare alternative nuove sul percorso stabilito.
Sabato pomeriggio, Africa ed io, riprenderemo il giro per tentare di concludere la verifica e, quindi, il percorso.
Stiamo macinando più chilometri di un camionista.
😀
Speriamo che questo impegno economico e di tempo, abbia motivo per essere fatto.
Non abbiamo ancora avuto un riscontro sui partecipanti e la data del 24 è sempre più vicina.malaspoAmministratore del forumBravo Andrea. Anch’io aspetto serenamente, pacatamente, diligentemente, allegramente, curiosamente, digiunamente, un urlo.
Un modo per per dare un senso all’esistenza di quella salamina, lo troveremo.
😀malaspoAmministratore del forumA quanto pare, sabato e domenica non si è rimboccato le maniche nessuno.
Da quando Albo ha lasciato la nostra Associazione, i lavori di restauro si sono bloccati.
La mia proposta di cena ha scatenato un silenzio assordante.
Avete ancora tempo per far sentire la vostra voce.
A me, però, è passata la voglia di cucinare, per questa settimana.
Se c’è un cuoco/organizzatore volontario, bene. In caso contrario, ciccia.
🙁malaspoAmministratore del forum@ZampaMS wrote:
Albo è un socio di primissima importanza per l’ AFF, ma penso che ognuno sia libero di avere pensieri e motivazioni proprie, senza troppa invadenza e senza troppa cerimonia da parte di terzi.
Qui non si tratta di essere cerimoniosi. Qui si tratta di capire cosa sta succedendo.
Oggi scade il termine ultimo per l’iscrizione alla Associazione.
In quanti siamo rimasti? E di questi, quanti fanno attività esclusiva in Protezione Civile e quanti in attività off-road?malaspoAmministratore del forumCiao ragazzi. Eccomi ancora qua per tediarvi con l’ultima parte del nostro diario
In seguito posterò alcune foto carine e poi non vi romperò più le scatole…fino al prossimo viaggio
Santa Maria di Leuca – Vieste
Da giovedì 21 a venerdì 22 Febbraio 2013I tempi stringono. Domenica o al più tardi lunedì ci sono le votazioni per le politiche e non vogliamo certo perderle. Abbiamo un margine di 4 giorni per tornare a casa. Sono più che sufficienti, se il meteo non si scatena contro di noi. Purtroppo questa mattina i presupposti sono negativi.
Il meteo indica l’ingresso di un Forza 4 tendente a Forza 7. Vedremo.
Alessio ci lascia per rientrare a casa in treno. Questa volta non è una falsa partenza.
Enrico ed io siamo dispiaciuti. In questi giorni di navigazione, a contatto 24 su 24, si è formato un dream team. La perdita di un elemento dell’equipaggio ci fa sentire un po’ a disagio.
Alessio, pur non avendo alcuna esperienza di navigazione a vela, si è rivelato un prezioso elemento. Sempre pronto a cucinare, lavare i piatti, seguire le manovre a vela e timonare. Durante i piccoli guasti meccanici, è sempre stato il primo a rimboccarsi le maniche e la sua esperienza in campo motoristico si è rivelata preziosa.
Per me è il quarto trasferimento attorno all’intera penisola. Le volte precedenti eravamo solo in due. Questa esperienza, mi ha dimostrato che tre è il numero perfetto. In barca gli spazi rimangono abbondanti per tutti. I turni di riposo e guardia sono più umani. Aumenta in modo esponenziale la capacità di risolvere le situazioni difficili. In ultimo, ma non ultimo, è più divertente.
Sono le nove di mattina e stiamo passeggiando per Santa Maria di Leuca. Ci stiamo dirigendo verso il faro per vedere la condizione del mare. Sugli scogli si infrangono grossi cavalloni. Il vento è sicuramente Forza 4, il mare sembra molto più violento. Stimiamo una altezza delle onde che va dal metro ai due metri in prossimità della costa. Immagino che seduti sulle vostre poltrone, questo dato possa non sembrare particolarmente impressionante. Invece, a noi, che dobbiamo decidere se lasciare un sicuro porto, la cosa preoccupa un po’. Ci attende una lunga navigazione e vogliamo prendere la decisione giusta.
Ci consultiamo con i pescatori che questa notte sono rientrati in porto per ripararsi dalla violenza del mare. Secondo la loro esperienza, la nostra navigazione sarà impegnativa fino a Capo d’Otranto, poi le onde si distenderanno ed anche il vento incomincerà a calare. Si tratta di una distanza di circa 24 miglia, cioè 4 ore in lavatrice.
Che facciamo?
Rientriamo in barca e consultiamo tutte le previsioni e carte meteo che il web ci offre, poi decidiamo. Si riprende il mare.
Prima però dobbiamo predisporre due mani di terzaroli alla randa, fare rifornimento d’acqua e di carburante.
Il benzinaio è posizionato sulla banchina di calcestruzzo nei pressi dell’imboccatura del porto. La direzione del vento ci spingerà lo scafo contro la banchina, facilitando la manovra di attracco. Il problema sarà ripartire. Lo spazio di manovra è minimo. A prua avremo una secca rocciosa. A poppa delle barche ormeggiate.
Raggiungiamo il benzinaio senza problemi. Enrico timona con perizia. Abbiamo contattato il marina chiedendo che un uomo ci venga a dare una mano all’ormeggio e ci rifornisca di carburante. Non si vede nessuno. Lancio la cima di ormeggio di prua e salto in banchina. La fisso velocemente alla bitta e corro verso la poppa di Woodpecker. Enrico mi lancia la cima d’ormeggio di poppa. Siamo saldamente ormeggiati all’inglese sulla murata di dritta.
Abbiamo spostato tutti i parabordi a dritta e questi vengono brutalmente compressi tra la murata e i respingenti di gomma fissati al molo. L’onda che entra dall’imboccatura del porto, muove notevolmente lo scafo. Aiutandoci con i piedi teniamo in posizione i parabordi che sembrano voler schizzare in alto ad ogni compressione.
Finalmente arriva l’addetto al carburante. Incominciamo il rifornimento. Dobbiamo fare il pieno, ma ad 85 litri l’erogazione si interrompe. La cisterna è vuota. E’ finito il gasolio. Ma porc di quel…e che caz…non è possibile…ma va a fa…Unica alternativa, andare a terra con le due taniche da 20 litri ed iniziare un delirio di rifornimento. Passiamo la mano. Ci fermeremo a Brindisi per fare il pieno.
Bene. Si parte.
Al secondo tentativo di scostarci dalla banchina, ci arrendiamo. Da soli non possiamo riuscirci. Il vento ci tiene imprigionati. Enrico chiede assistenza al marina e lo stesso addetto al carburante va a prendere un gommone da usare come rimorchiatore.
Lo agganciamo all’altezza del baglio massimo sulla murata di sinistra ed incomincia un lento tiro alla fune. Io resto in banchina. Enrico è al timone, marcia avanti piano.
Mollo l’ormeggio di poppa ed aiuto a governare lo scafo con l’ormeggio di prua. Ecco incomincia ad allontanarsi parallelamente alla banchina. Salto a bordo prima che lo specchio d’acqua sotto di me diventi troppo ampio e mi porto sul lato di sinistra. Acque libere. Mollo la cima che ci vincola al gommone, ringraziamo l’addetto e ci portiamo al centro del porto per valutare il miglior modo di riprendere il mare.
Nei nostri cervelli, tutti i sistemi d’allarme sono attivati e le spie lampeggiano sul rosso.
Abbiamo ancora due ostacoli da superare, prima di essere in mare aperto.
All’imboccatura del porto vi è un enorme accumulo di sabbia, sulla dritta ad uscire, che restringe drasticamente il canale navigabile. Dobbiamo restare il più possibile sulla sinistra, senza avvicinarci troppo al molo di sopra-flutto che ci ripara dal mare in tempesta.
Superata la secca avremo ancora un po’ di protezione dal mare poi, appena finirà il molo, verremo investiti sulla murata di sinistra da grosse onde frangenti che tenderanno a spingerci verso la scogliera di dritta a 150 metri da noi.
Dobbiamo uscire nel breve intervallo tra le serie di onde e subito dopo mettere la prua a Sud per prendere il mare in faccia. Riuscirà il piccolo motore da 40 cavalli a risalire i marosi? Decidiamo che sì, ci riuscirà.
Mi posiziono a prua per valutare meglio la situazione. Ho indossato l’imbragatura di sicurezza e sono ancorato alla life-line che Enrico a steso questa mattina. Superiamo la secca senza problemi.
Lentamente e con prudenza raggiungiamo la fine del molo di sopra-flutto. Ancora qualche metro e poi:
“Vai Enrico dai de gas!!!” se fossimo stati su un veicolo fuoristrada gli avrei urlato “seconda e giù tuttoooooooooooooo!!!!” Ore 12:00 U.T.C. lasciamo il porto.
Come un pachiderma, Woodpecker prende il mare.
Il primo cavallone sdraia lo scafo sulla dritta. Attaccandomi mani e piedi ad ogni appiglio della coperta, in posizione semi sdraiata, raggiungo il pozzetto. Ora, l’imperativo categorico è allontanarci il più possibile dalla costa.
Per chi non va per mare, spiego che in queste condizioni è più sicuro è avere tanta acqua attorno e la costa il più lontana possibile. Se proprio le condizioni diventano proibitive, ci si mette alla cappa, si scende sottocoperta e si chiude il tambuccio aspettando che tutto passi. Si trascorreranno delle infinite ore all’interno di una centrifuga, ma niente di più. Tutto questo funziona se si è lontani dalla terra ferma e per lontani intendo in alto mare con all’orizzonte le sole creste delle onde. Se vedi la terra, stringi i denti e ti metti su una rotta che ti tenga il più possibile con acque libere a prua.
Bene siamo fuori!
Il Comet sembra un tappo di sughero. Nervosamente la prua salta sulle onde per ricadere nell’incavo successivo alzando bianche colonne di acqua.
Dobbiamo continuare a navigare verso Sud. Il vento spira da Sud-Est ad una intensità di 18-20 nodi. Per scapolare il faro di Santa Maria di Leuca e le sue alte scogliere, è meglio avere un buon margine d’acqua libera. Una volta presa la rotta giusta ci troveremo con le onde ed il vento che ci faranno scarrocciare verso la scogliera, quindi continuiamo ad allargarci per circa 30 minuti.
Ne approfitto per scendere sottocoperta e prendere la videocamera. E’ giusto immortalare qualche altro minuto di video della nostra piccola avventura.
Drizziamo la Randa con le due mani di terzaroli già impostate. Ci aiuterà a risalire il mare e stabilizzerà un po’ lo scafo. Prendiamo la rotta per 45 gradi ed apriamo un fazzoletto di Genoa. Adriatico Meridionale, stiamo arrivando.
Fino ad Otranto la navigazione resta impegnativa. Enrico ed io ci alterniamo al timone. L’autopilota non riesce a mantenere la rotta. Con il vento alle spalle la percezione della sua intensità, diminuisce. Navighiamo tranquilli con le onde che ci sollevano la poppa spingendoci in lunghe planate. Al timone il lavoro delle braccia è intenso. Spalle al mare, mentre con il corpo incomincia a sentire lo sbandamento dello scafo. Prima una rapida correzione a sinistra e subito dopo a destra. Avanti così per ore. Un ottimo metodo per riscaldarsi. Temperatura dell’aria 9 C°, ma sotto alle cerate siamo sudati. Verso le 04:00 p.m. UTC scapoliamo capo d’Otranto e lentamente le onde si placano e l’intensità del vento diminuisce. Un grosso grazie ai pescatori di Leuca, avevano proprio ragione.
Stiamo risalendo la costa adriatica e siamo in una zona che anni fa fu il tragico teatro di tante sventure. Negli anni ’90 l’esodo del popolo albanese, attraverso il canale di Otranto ha costellato questo tratto di costa di relitti affondati. Tante persone hanno trovato la morte in questo stretto di mare, altre una speranza in un futuro migliore. In quegli anni per diverse volte mi trovai in questo tratto di mare e mi capitò di essere testimone di alcuni fatti. Ancora oggi ricordo le comunicazioni di soccorso, in un italiano stentato, che provenivano da un piccolo peschereccio carico di albanesi. Gli scafisti se ne erano andati con un gommone e avevano messo in panne il motore dell’imbarcazione ed aperto delle prese a mare in sala macchine per far affondare lo scafo. Questo modus operandi veniva utilizzato per obbligare la Marina Militare italiana al soccorso in mare.
A bordo del peschereccio un uomo chiedeva aiuto con l’apparato VHF, senza conoscere la sua posizione. In sottofondo sentivamo le urla delle donne ed il pianto dei bambini.
Si alzarono in volo aerei ed elicotteri italiani e statunitensi. Le motovedette e le navi militari impegnate nell’embargo dovuto alla guerra dei Balcani, incominciarono a battere a tappeto il mare. Anche le navi mercantili in transito, abbandonarono le loro rotte per aiutare la ricerca. Noi, nel nostro piccolo, iniziammo a scrutare l’orizzonte nella speranza di renderci utili. Dopo tre ore, vennero avvistati ed in breve tempo salvati. Ancora oggi il pianto di quei bambini mi fa accapponare la pelle.
Ma torniamo a noi ed a racconti più leggeri.
“I delfini, i delfini!!!” Grida Enrico.
Finalmente li vediamo. Era dal giorno della partenza che aspettavamo questo incontro e finalmente è arrivato.
Un piccolo branco di delfini ci ha raggiunto e ci gira intorno per poi posizionarsi sulla nostra prua. Ogni tanto saltano fuori dall’acqua, regalandoci uno spettacolo bellissimo. Tentiamo di fotografarli e filmarli ma con pessimi risultati.
La sera, velocemente ci raggiunge e con lei quel languorino che, come d’incanto, fa aprire la cambusa. Questa sera spezzatino con patate.
A Santa Maria di Leuca ho acquistato vitellone per tre commensali affamati. Vorrà dire che una parte di carne la conserverò per domani.
Alle 7:00 p.m. UTC il mare è quasi calmo. Questa volta è facile cucinare e il risultato è notevole. Ci spazzoliamo una cena da leccarsi i baffi che, dopo 9 giorni in mare, incominciano ad essere piuttosto folti.
Poco prima della mezza notte passiamo al largo di Brindisi. Abbiamo deciso di proseguire fino a Bari per il rifornimento di carburante.
Brindisi la si riconosce da grande distanza, grazie all’alta ciminiera che sovrasta l’enorme centrale termoelettrica alimentata a carbone. E’ la seconda centrale più grande d’Italia e la 18esima peggiore centrale europea in fatto di emissioni di anidride carbonica.
La notte passa tranquilla, alterniamo i turni di guardia a quelli di riposo.
In mattinata raggiungiamo Bari, ma decidiamo di proseguire fino a Trani.
Poco prima di giungere a Trani, facciamo una botta di conti sulla nostra riserva di carburante. Si direbbe che versando i 40 litri di gasolio stoccati nelle due taniche, dovremmo avere una sufficiente autonomia per arrivare fino a Vieste.
No, non siamo impazziti. Attorno a noi si stanno formando delle burrasche e finché la situazione è tranquilla, non possiamo sprecare tempo. Dobbiamo risalire il più possibile la bella penisola.
Quest’oggi per pranzo ci sarà un gran buon piatto. Fusilli al ragù di manzo tagliato a coltello con scalogno e pomodoro fresco. Ovvero come trasformare il taglio spezzatino in un buon primo piatto caldo. Stiamo sacrificando tante ore di sonno, ma la panza è sempre piena.
Anche il pomeriggio trascorre tranquillo.
Al tramonto ci appare il paese di Vieste. Le luci sul lungo mare sono già accese. All’orizzonte verso Nord-Nord Ovest si stanno addensando spesse e scure nubi. La burrasca si sta preparando.
Entriamo nel piccolo porto di Vieste.
Il Portolano riporta una profondità media del fondale di 3,5 metri. Il nostro pescaggio è 2,2 metri. Abbiamo un buon margine di sicurezza.
Appena superati i fanali verde e rosso in testa ai moli del porto, il nostro ecoscandaglio incomincia un rapido conto alla rovescia. 5 metri, 4 metri, 3,8 metri, 3,2 metri, 2,5 metri. Incominciamo a zigzagare alla ricerca di un fondale più profondo. La nostra velocità è vicina allo zero.
2,4 metri, 2,2 metri, bene, anzi no, male. Afferro saldamente il pulpito di poppa in attesa di sentire il sordo tonfo della chiglia che sbatte sul fondo, ma niente.
1,8 metri, 1,5 metri, 1,2 metri. Non succede nulla, continuiamo lentamente ad avanzare. O non abbiamo più la chiglia o l’ecoscandaglio si è completamente starato. Optiamo per questa seconda ipotesi e con prudenza continuiamo ad avanzare. Raggiungiamo dei pescherecci ormeggiati e chiediamo, ai pescatori a bordo, quanto fondale ci sia. Ci rassicurano confermando i 3,5 metri indicati sul Portolano.
Con circospezione avanziamo fino alla banchina che ospita il distributore di carburante.
Siamo in riserva secca.
Due sottufficiali della Capitaneria di Porto si avvicinano per sapere da dove veniamo e se abbiamo intenzione di ripartire. Gli informiamo che ci ormeggeremo al marina per poi decidere il da farsi.
Alle 7:30 p.m. UTC siamo saldamente ormeggiati. Decidiamo di attendere l’evoluzione del meteo, prima di prendere una decisione.
Ripartire per Pescara comporta un’altra notte in mare e siamo stanchi.
Non siamo nella condizione di affrontare serenamente un’altra burrasca.
Raggiungiamo un ristorante nei pressi del porto e ci gratifichiamo con una cena a base di pesce.
Il dopo cena lo trascorriamo passeggiando nel paese. Io faccio rifornimento di sigarette, Enrico di gommose e liquirizie.
Il vento si sta intensificando ed il mare si sta gonfiando.
Telefono a mio fratello e, grazie a lui, riusciamo ad avere accesso a bollettini meteo piuttosto precisi. Sono quelli che utilizzano i grandi navigatori moderni.
Veniamo così a sapere, senza possibilità di errore, che fra poco si scatenerà una burrasca Forza 8 che rinforzerà a Forza 9. Domani mattina avremo una finestra tranquilla di 6 ore, poi seguiranno altre burrasche fino a martedì.
Bene. Abbiamo capito. Il nostro giro d’Italia a vela si ferma qui.
Domani, sabato, lo dedicheremo a rimettere in ordine Woodpecker e ad organizzarci il viaggio di rientro in treno.
Domenica sera saremo a casa. Ci attendono le elezioni politiche.
Ritorneremo a Vieste il mese prossimo per concludere il nostro viaggio.malaspoAmministratore del forumQuesta notte siamo rientrati a casa.
Non abbiamo concluso il giro, causa condizioni meteo avverse, ma al più presto ripartiremo.
Nel frattempo procedo nella pubblicazione del diario.
Almeno questo, riuscirò a concluderlo
Eccovi una nuova puntata.
Buona lettura 😀Reggio di Calabria – Santa Maria di Leuca
Da martedì 19 a mercoledì 20 Febbraio 2013Notte ristoratrice e sveglia di buon mattino.
Alle 6:00 siamo già in piedi.
Mentre prepariamo la colazione, Enrico va al marina per farsi una doccia.
Il temporalone della notte scorsa è finalmente svanito. Il sole e l’aria tersa preannunciano una bella giornata di navigazione. Il meteo indica temporali e groppi di vento nel mar Ionio. Pazienza ci godremo il sole finché dura.
Vediamo Enrico con passo spedito, ritornare in barca, sembra preoccupato.
“Tutto ok Enrico?!?”.
“Non lo so. Forse è meglio che partiamo subito.”
“Perché?? Almeno facciamo colazione e poi salpiamo.”
“No, preferirei partire subito. Non si sa mai!!”.
Antefatto.
Ieri sera Enrico ha pagato il servizio di trasporto carburante e di sosta in banchina, fino al mattino, con il metodo che abbiamo verificato andare per la maggiore. Soldi cash, pacca sulla spalla e… tutt’apposto!?!
E’ un metodo che abbiamo verificato andare per la maggiore con meccanico motorista, idraulico e ormeggiatori.
A quanto pare, il buon Enrico, questa mattina ha incontrato un altro custode che non sapeva nulla della nostra presenza e non aveva un riscontro di registrazione in ingresso.
Enrico, in tenuta da doccia ed il cervello ancora in fase REM, si è ritrovato a rispondere a domande piuttosto brusche del tipo:
“E tu chi sei, ma chi ti ha dato il permesso di stare qui, da quanto sei qui, ma chi hai pagato, quanto l’hai pagato?” e via dicendo.
OK. Si salpa subito e pure in fretta. Faremo colazione in mare aperto.
Siamo nello stretto di Messina verso lo Ionio. Enrico continua a guardarsi indietro. Sembra preoccupato.
Ogni tanto gli gridiamo:
“Hei!!! Chi sono quelli che ci stanno venendo addosso con un motoscafo??”
“Dove, dove????”
“Hi, hi, hi, scherzetto.”
La mattina trascorre tranquilla. In lontananza vediamo l’Etna imbiancato di neve e con il caratteristico pennacchio di fumo.
Fuori dallo stretto la costa Ionica della Calabria scorre alla nostra sinistra. E’ un paesaggio fatto di ampie spiagge divise dai campi coltivati mediante la linea ferroviaria e la Statale 106.
Oltre i campi, su piccole colline, si alzano irti denti di roccia e, ancora oltre, fin dove lo sguardo può arrivare, alte montagne semi nascoste da scure nubi cariche di pioggia. E’ l’Aspromonte.
Tutto il paesaggio è tappezzato da una infinità di paesini, paesi e piccole cittadine. Una densità di case impressionante che, a volte, arriva a lambire il mare.
Alcuni di questi paesini sono purtroppo noti alla cronaca nazionale, ma solo poche persone, al nord, hanno una vaga idea del dove si trovino. Ora li stiamo osservando.
“ Io ho fame. Che si fa? Si mangia?”
In questi giorni gli orari per il desco sono scanditi da istinti primordiali.
Ho fame, quindi mangio.
Che siano le tre o le sette del mattino, le dieci o le undici di sera, non importa.
Quando uno dell’equipaggio pronuncia la fatidica frase, si apre la cambusa e si incomincia a cucinare.
Le scorte alimentari di Enrico sembrano riformarsi da sole. Più mangiamo e più cibo troviamo da mangiare. Ogni stipetto, ogni interstizio dello scafo è stato riempito con sacchetti e scatolame. Per tenere chiuso il piccolo frigo, abbiamo installato un elastico anti apertura accidentale. E’ al limite dell’esplosione.
Dopo pranzo, qualcuno fa una pennica.
Rimango di guardia. Passa circa un’ora e devo andare in bagno. Davanti a noi nubi basse e minacciose si stanno avvicinando rapidamente. Con il binocolo scorgo creste bianche spazzate dal vento.
Scendo sotto coperta. Avviso gli altri. Vado in bagno. Arriva il groppo di vento. Non faccio in tempo ad indossare pantaloni e stivali di gomma. Infilo la giacca della cerata ed esco. Il Comet 420 è già sdraiato sotto le raffiche sferzanti. Enrico si mette al timone urlando: “Dovevi chiamarci prima” gli rispondo con un “sì, va be’!”.
Vado all’albero e, coadiuvato da Alessio, diamo una mano di terzaroli alla Randa e riduciamo il Genova ad un fazzoletto.
Enrico mi passa il timone e ridiscende per mettersi la stagna.
Incomincia a piovere poi a grandinare. Mi tolgo le scarpe da barca e le calze. Le getto sottocoperta.
Non ha senso che si bagnino, ci vorrebbe troppo tempo per asciugarle. A me, invece basta una strofinata energica con asciugamano in microfibra e sono pronto per ricominciare.
Passano una decina di minuti. Enrico prende il timone ed io scendo per il cambio d’abito. Il groppo di vento sta passando. Improvvisamente, calma piatta. Qualche minuto dopo il vento gira e ci ritroviamo con un bel traverso. Intensità del vento dai 15 ai 18 nodi. E’ perfetto. Navighiamo come dei razzi con punte di velocità massima intorno ai nove nodi.
Il pomeriggio non ci riserva ulteriori sorprese e…ed è subito sera. Bella quest’ultima frasetta. Ci si potrebbe fare una poesia… magari sulla brevità della nostra esistenza. Vediamo si potrebbe scrivere…
Ognuno sta solo sul cuor della terra (bello, mi piace)
trafitto da un raggio di sole (in barca prendiamo tanto sole)
ed è subito sera.
Sì, sì, sembra funzionare. Un po’ alla Salvatore Quasimodo 🙂
Questa sera siamo stanchi. Nessuno ha voglia di cucinare. Enrico è andato a dormire. Alessio ha tirato fuori il sugo.
Decidiamo di aspettare che si alzi Enrico, ma Alessio è stanco. Si appoggia in cuccetta e cade in un sonno al limite dello stato comatoso.
Alle 23:00 vado a dare una scrollata ad Enrico.
“Cambio, ora tocca a te stare di guardia”.
Prima di coricarmi sul divano della dinette vado a vedere come è messo Alessio. E’ sdraiato in cuccetta in una posizione innaturale. Ricorda uno che è finito sotto un camion. Mi avvicino ulteriormente. Respira.
Bene. Vado a fare un pisolino.
Poco prima delle 02:00 mi alzo fresco come una rosa. Vabbè forse ho esagerato.
Poco prima delle 02:00 mi alzo. Sono intirizzito dal freddo ed ho un principio di cervicale. Mi sento uno schifo. Questa volta è la verità.
Mi spoglio e mi metto degli indumenti nuovi. Non sto parlando di vestiti puliti, ma di pantaloni e maglione in pile già usati e riposti all’interno della sacca per preservarli dall’umidità della notte.
Bene. Incomincio a sentirmi meglio.
Una sana colazione a base di merendina confezionata. Scacchetto di cioccolato, avanzo di caffè ormai freddo da tempo immemore. Una Simmenthal accompagnata da lattina di coca-cola, un’ottima paglia e sono pronto per dare il cambio ad Enrico.
Non sono ancora fresco come una rosa, ma ci sto arrivando.
Prima di salire in coperta vado a controllare lo stato comatoso di Alessio. Ancora respira.
“Eccomi Enrico! Vai pure a riposare. La notte è mia.”
Poco dopo le due di notte sono solo.
Il cielo è sereno ed il vento è quasi assente. Procediamo a 7,5 nodi sospinti dal motore diesel.
Una serie di luci lampeggianti si avvicinano a noi, basse sull’acqua e veloci, molto veloci. Verde, rossa e poi faro accecante nel buio della notte.
Non c’è tempo per porsi delle domande che un elicottero è già sopra di noi e compie un paio di rapidi giri sulle le nostre teste.
E’ sicuramente un elicottero della Marina Militare in pattugliamento. Ultimamente i clandestini stanno raggiungendo le coste italiane a bordo di imbarcazioni da diporto a vela.
Saluto con braccio alzato l’equipaggio dell’elicottero. Non so se riescono a vedermi, ma io li saluto e sorrido pure. E’ bello sapere di non essere soli.
Le ore trascorrono veloci. Incrociamo diverse navi commerciali con rotte opposte alla nostra e tra una paglia, un biscotto, un succo di frutta, un caffè, una paglia, una paglia e una paglia, la volta celeste si schiarisce e…ed è subito alba.
Enrico mi viene a dare il cambio e dopo poco si sveglia anche Alessio. Ha la faccia che sembra tumefatta. Una compressione sul lato destro del viso gli ha procurato un segno tipo cicatrice che dalla tempia gli arriva al mento. Probabilmente si è sdraiato con il cavetto del caricabatterie sotto il volto.
Saluto tutti e vado a dormire.
Ore 09:30 sono nuovamente sveglio. Oramai mi sono abituato e bastano tre ore di sono per ricominciare alla grande una nuova giornata in mare.
Un sole stupendo ci scalda le ossa. Il vento è quasi assente. In lontananza si incomincia a delineare la sagoma del faro di Santa Maria di Leuca.
L’autopilota fa il suo lavoro e l’equipaggio al completo sonnacchia stravaccato sul ponte di Woodpecker.
Anche questa tappa sta per giungere alla conclusione, non ci resta che mantenere un po’ di attenzione all’attracco ed il gioco è fatto.
Una volta in banchina vado a fare un po’ di spesa.
Abbiamo voglia di carne.
I negozi stanno per chiudere, ma riesco nella missione.
Tre bistecche di vitellone taglio fiorentina. Un chilo di bocconcini di vitellone per spezzatino. Un chilo di mozzarella di bufala e un filone di pane da un chilo.
Alessio cucina divinamente le tre bistecche. Enrico non contento si mangia pure un uovo. Giusto per gradire ci ingozziamo con la bufala. Forse è il caso di fare una pennichella, ma non ho sonno e scrivo.
Prima di sera facciamo un po’ di controlli e finalmente scopriamo dov’è la pompa di sentina elettrica e perché non funziona. Ci mancano attrezzi e materiali. Viene in nostro soccorso un ragazzo che gestisce lo yacht di un Paperon De Paperoni e si dimostra preziosissimo.
Ora abbiamo una pompa di sentina nuova, una vecchia pompa di scorta e la pompa di sentina manuale è revisionata. Inoltre il ragazzo si offre per portare, domani mattina, Alessio a Gallipoli. Da là inizierà, in treno, la sua odissea di rientro verso casa.
Serata in comodo ristorante con degustazione di antipasti crudi di mare e mega fritto misto freschissimo.
Ragazzi che roba…..
Buonanotte.malaspoAmministratore del forumAvevo già fatto preparare la carta di credito ad Enrico per pagarti una abbuffata mai vista di pesce e crostacei, ma purtroppo hanno vinto gli elementi naturali.
E’ arrivata la burrasca mentre, ieri sera, eravamo ormeggiati nel porto di Vieste. Abbiamo preso tutte le iformazioni possibili scoprendo che tra noi e Porto Garibaldi ci sono in formazione altre tre burrasche.
Per ora il nostro viaggio in barca a vela si ferma forzatamente in Puglia.
Domani, a malincuore, lasceremo Woodpeker a Vieste e noi torneremo a Cala Galera per riprendere l’auto e rientreremo in quel di Ferrara.
Dato che a noi piacciono i viaggi impossibili, vi spiego cosa succederà domani.
Ore 05:00 sveglia, colazione e trasferimento a piedi di 15 minuti fino all’autostazione delle corriere.
Ore 5:50 Partenza in pulman per Foggia
Ore 9:46 In treno da Foggia a Potenza
Ore 11:58 a Potenza cambio di treno destinazione Napoli
Ore 14:40 a Napoli cambio treno destinazione Roma
Ore 16:12 a Roma cambio treno destinazione Orbetello
Verso le 18:00 dopo gli ultimi chilometri che copriremo in taxi, raggiungeremo l’auto di Enrico e finalmente ci potremmo fare 4 comode ore di viaggio in automobile per tornare a casa.
Non male come programma domenicale.
Abbiamo visto se c’era la possibilità di fare un tratto di percorso in bicicletta, calesse e pattini a rotelle, ma purtroppo non è possibile.
Non è escluso, però, che negli ultimi chilometri ci sia la possibilità di utilizzare gli sci da fondo.
A marzo ritorneremo da Woodpecker e lo porteremo in quel di Porto Garibaldi.
Domani, batterie PC permettendo, avrò il tempo di dedicarmi al Diario del nostro viaggio.
In questo momento ci sono 30 nodi di vento e la barca si inclina all’ormeggio.
Buona domenica a tutti e ricordatevi di andare a votare.
Noi ci andremo lunedì.malaspoAmministratore del forumCambio di programma. Saltiamo Trani ed andiamo a fare rifornimento a Vieste. Abbiamo rabboccato il serbatoio con l’ultima tanica di gasolio. Speriamo di aver fatto bene i conti. In caso contrario son ca…
Vento assente. Forse è la quiete prima della tempesta. Il barometro scende e l’igrometro sale.
Vedremo…malaspoAmministratore del forumDalle 18 di domani e’ previsto un forza 8 in aumento a 9 tra Vieste e Pescara. Abbiamo deciso di tentare di evitarlo per arrivare a Porto Garibaldi.
Quindi non ci fermiamo più per riposare, ma solo per rifornimento carburante. Fra un’ ora ci fermiamo a Trani.
Da questo momento incomincia una corsa contro il tempo. Ci attendono 50 ore tra navigazione e soste tecniche.
Vedremo come andrà a finire. Nelle ultime 24 ore ho dormito 3 ore.
Ci sentiamo ancora freschi. Vedremo più tardi.malaspoAmministratore del forumIl mattino ha l’oro in bocca, Il mattino ha l’oro in bocca, Il mattino ha l’oro in bocca, Il mattino ha l’oro in bocca, Il mattino ha l’oro in bocca, Il mattino ha l’oro in bocca, Il mattino ha l’oro in bocca, Il mattino ha l’oro in bocca, Il mattino ha l’oro in bocca, Il mattino ha l’oro in bocca, Il mattino ha l’oro in bocca, Il mattino ha l’oro in bocca, Il mattino ha l’oro in bocca, Il mattino ha l’oro in bocca, Il mattino ha l’oro in bocca, Il mattino ha l’oro in bocca, Il mattino ha l’oro in bocca, Il mattino ha l’oro in bocca, Il mattino ha l’oro in bocca, Il mattino ha l’oro in bocca, Il mattino ha l’oro in bocca, Il mattino ha l’oro in bocca, Il mattino ha l’oro in bocca, Il mattino ha l’oro in bocca, il matt…Wendy dove sei? 😯
malaspoAmministratore del forumIl mattino ha l’oro in bocca, Il mattino ha l’oro in bocca, Il mattino ha l’oro in bocca, Il mattino ha l’oro in bocca, Il mattino ha l’oro in bocca, Il mattino ha l’oro in bocca, Il mattino ha l’oro in bocca, Il mattino ha l’oro in bocca, Il mattino ha l’oro in bocca, Il mattino ha l’oro in bocca, Il mattino ha l’oro in bocca, Il mattino ha l’oro in bocca, Il mattino ha l’oro in bocca, Il mattino ha l’oro in bocca, Il mattino ha l’oro in bocca, Il mattino ha l’oro in bocca, Il mattino ha l’oro in bocca, Il mattino ha l’oro in bocca, Il mattino ha l’oro in bocca, Il mattino ha l’oro in bocca, Il mattino ha l’oro in bocca, Il mattino ha l’oro in bocca, Il mattino ha l’oro in bocca, Il mattino ha l’oro in bocca, il matt…Wendy dove sei? 😯
malaspoAmministratore del forumA sx Brindisi. A dx navi alla fonda. Davanti a noi il buio di una notte senza stelle. Piove. Il morale e’ sempre alto 😀
malaspoAmministratore del forumGran bel film con una colonna sonora meravigliosa.
Per quanto riguarda i racconti di piccole avventure, spero che altri soci mi copino al più presto.
Il difficile è raccontarle in tempo reale. Questa sera è mercoledì, ma ora vi descrivo cosa abbiamo fatto lunedì.
scusate il ritardo ma la vita che trascorriamo in mare e la privazione di sonno, rendono tutto più difficile.
Per farvi un esempio, vi spiego come funzionano le nostre giornate. Si dividono in 24 ore (ma va!) in ordine sparso. Mediamente in queste 24 ore se ne dormono 6 suddivise in 3 ore di sonno da mezza notte alle tre e 3 ore di sonno dalle 14 alle 17. Ma queste fasce orarie variano di giorno in giorno e a volte si riducono, infatti uno di noi deve sempre rimanere sveglio. Durante il tuo turno di riposo, possono capitare degli imprevisti e chi è di guardia ti sveglia per essere aiutato a governare la barca.
In questo, mi rendo conto di avere un grosso vantaggio sui miei compagni d’avventura, perchè sono abituato a dormire poco e ad orari strani.
In questo momento Enrico sta russando come un tacchino (non sò se i tacchini russano ma mi piaceva la composizione della frase). Alessio invece non riesce a dormire. Io potrei sdraiarmi e svenire per qualche ora, ma avendo voglia di rendervi partecipi della nostra esperienza di viaggio, sono qui che vi scrivo.
Per la cronaca si è alzato un vento teso da Sud-Ovest ed è previsto un Forza 7 in Adriatico Meridionale. Siamo ormeggiati a Santa Maria di Leuca.
Ma ora andiamo con il diario di viaggio.Salina-Reggio di Calabria.
Lunedì 18 Febbraio 2013Ci svegliamo presto. Siamo ancora a Salina. Il cielo è velato ma l’aria è tiepida.
Colazione al bar/pasticceria con paste appena sfornate.
Enrico continua la perlustrazione dell’isola alla ricerca di una nuova pompa di calore. Nulla da fare, però torna con un cabaret di pizza al taglio da urlo.
Troviamo un ragazzo disposto ad immergersi per controllare l’asse dell’elica e scopriamo che vi si era avvolto un pezzo di cima, di quelle usate nelle reti da pesca. Si forma un gruppetto di pescatori che con fare animato parlano con il ragazzo immerso nell’acqua e circondato da piccole, ma numerosissime, meduse. Siamo completamente esclusi dalla conversazione, si esprimono in un dialetto strettissimo e sembrano tutti incazzati. Solo dagli ampi gesti fatti con le mani, riesco a capire che stanno parlando dell’asse dell’elica. Nessuno sembra in grado di esprimersi in lingua italiana e quando si rivolgono a me non cambiano il linguaggio. Mi sembra di essere su un altro pianeta.
Alla fine l’elica è libera. Il ragazzo non risale subito. Continua a nuotare allegramente nel porto. Quando viene da noi, scopriamo che conosce anche la lingua italiana e sa scandire bene i numeri.
Lo paghiamo e, sereni per avere ancora un’elica funzionante, lasciamo gli ormeggi.
Alessio ha ricevuto un’infinità di telefonate. Deve rientrare subito a casa per problemi di lavoro.
Rotta per Reggio di Calabria dove faremo una sosta tecnica per rifornimento carburante ed Alessio prenderà un treno per tornare in quel di Bondeno.
Lasciamo le Eolie e si alza una brezza tesa. Su le vele e stop al motore. Lo scafo sbanda e prende velocità 5-6-7-8 nodi.
Peccato che ci è venuta una fame atavica. Potremmo accontentarci di pane e salame, ma perché rinunciare ad un buon piatto di fettuccine al tonno?
Mentre Enrico ed io siamo impegnati alle manovre con le vele, Alessio si mette ai fornelli. Dopo un po’ lo raggiungo. La cucina basculante non riesce a contrastare il beccheggio ed il rollio. Mi trasformo in un ammortizzatore umano. Questo ed altro per un buon piatto di pasta. Riusciamo nel miracolo culinario, ma non ci sentiamo di travasare dalla pentola nei piatti le fettuccine.
Seduti nel pozzetto attorno alla pentola con tre forchette in mano, ci gustiamo un pranzo sopraffino.
Il vento e gli spruzzi d’acqua non ci distraggono. Quando è ora di mangiare, nulla ci può fermare.
Arriviamo allo stretto di Messina che è già buio. Il traffico di navi è sostenuto e si fa fatica ad distinguere le luci di navigazione dalle luci presenti sulle due rive. Nei pressi di San Giovanni ci sono i traghetti per Messina. Bisogna individuare il tempo giusto per passare senza disturbare. La leggenda dice che i Comandanti dei traghetti se ne fregano e proseguono dritti per la loro rotta. Non sappiamo se sia vero ma decidiamo di non verificare.
Ore 20:05 ormeggiamo in quel di Reggio di Calabria.
Sta arrivando la pioggia, lo si sente nell’aria.
Dobbiamo fare carburante, scaricare Alessio e ripartire.
Il benzinaio è chiuso. I ragazzi del marina si offrono per portare Enrico con le taniche da un self service ed Alessio con il borsone in stazione.
La Fiat Punto parte sgommando sulle note di una canzone di Masini con il volume della radio a palla.
Mi accendo una paglia e mi siedo in pozzetto.
Sgocciola, piove, diluvia.
Torna Enrico sulle note di una canzone di Gigi D’Alessio.
Sotto una pioggia torrenziale travasiamo il gasolio dalle taniche nel serbatoio. Poi Enrico insieme ai suoi nuovi amici parte per un nuovo rifornimento. Sento Gigi, che in lontananza, ancora canta.
La Punto torna in banchina per l’ultima volta, ma…ma…ma che ci fa Alessio su quella vecchia cariola?
La stazione era chiusa. Per un po’ ha tentato di trovare un ferroviere, ma quando gli extracomunitari presenti all’interno della Stazione hanno incominciato ad incuriosirsi ha telefonato all’allegra combriccola a bordo della Fiat e si è fatto riportare in barca.
Dal racconto dei miei due compagni d’avventura, sono venuto a sapere che l’autista della Uno ha guidato tutta la sera sfrecciando a folle velocità in quel di Reggio non curante degli allagamenti sul manto stradale. Pensavano di essere su un motoscafo off-shore dato le alte colonne d’acqua che si alzavano al loro passaggio. In quei momenti, mentre Enrico vedeva passarsi davanti tutta la vita, il suo pensiero andava allo stato di usura degli pneumatici che, se rapportato allo stato di conservazione degli interni, non poteva essere altro che al limite dell’esplosione imminente.
Fortunatamente per loro tutto è andato per il meglio.
A questo punto, cambio di programma. Alessio verrà con noi fino a Santa Maria di Leuca o Brindisi, vedremo.
E’ già mezzanotte. Siamo decisamente cotti. Per questa notte dormiamo in porto. Ripartiremo domani mattina di buon ora.malaspoAmministratore del forumRiposto qui l’ultimo messaggio del nostro presidente:
Ciao a tutti.
Riprendono le attività di organizzazione per i lavori di ripristino delle parti danneggiate dell’ edificio.
Sto contattando tutte le parti interessate, compreso il settore del Comune che si occupa degli immobili.
Giovedì prossimo un nuovo sopraluogo in sede con Ingegnere e impresa edile.
Vi terrò informati….. -
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